DIVANA

I musicisti Manganyari e Langa detengono una delle tradizioni più brillanti del continente indiano. Maestri nell’arte del canto e grandi interpreti dei loro strumenti musicali, essi possiedono la maestà della terra da cui provengono: Rajastan in sanscrito significa “Paese dei Principi”. Il repertorio dei Divana comprende canti profani e religiosi (quest’ultimi ispirati al canto qawwali, reso celebre dal grande Nusrat Fateh Ali Khan) e canti religiosi sufi. Numerose le loro apparizioni nei principali festival europei (in Italia si sono esibiti a Ravenna Festival e a Roma presso Villa Ada) oltre alla loro partecipazione al magnifico film di Tony Gatlif “Latcho Drom” e all’ultimo spettacolo di Zingaro “Chimère” Geograficamente, possiamo ancora oggi ritrovare traccia dell’impronta culturale e musicale tzigana nella valle del Sind (nell’attuale Pakistan) e nella provincia indiana del Rajastan. Nonostante le difficoltà di dimostrare scientificamente un’origine comune al popolo Rom e ad alcuni gruppi etnici o caste del Rajastan, e qualsiasi siano state le ragioni oscure che spinsero gli Tzigani ad abbandonare improvvisamente il loro paese d’origine per una erranza voluta e forzata, alcune etnie come i Manganyari e i Langa evocano incontestabilmente l’anima tzigana. La loro musica, espressione di una cultura popolare dalla tradizione orale, sembra avere la grandiosità dei loro paesaggi: Rajastan in sanscrito significa “Paese dei Principi”. Originari del deserto del Thar, nel nord-ovest dell’India, i Manganyari e i Langa vivono nella regione di Jaisalmer e di Barma, al limite del deserto e della frontiera pakistanese. Da secoli musicisti, cantanti, poeti e compositori di padre in figlio, queste due etnie nomadi vivono oggi vendendo il loro talento artistico. I musicisti Manganyari e Langa detengono una delle tradizioni più brillanti del continente indiano. Maestri nell’arte del canto, e grandi interpreti di strumenti tradizionali, la loro musica è al limite del classicismo; come nella musica indiana, è basata sul sistema modale dei “raga”, del quale, secondo alcuni musicologi potrebbero essere all’origine. Nell’ambito della struttura melodica, poetica o ritmica, che può variare da 6 a 16 tempi, ogni musicista interviene a turno come solista, improvvisando liberamente. Il repertorio dei Langa e Manganyar è molto vasto, comprende canti profani (in occasione di feste stagionali e cerimonie familiari), come canti religiosi, dove la tradizione induista si incontra con quella mussulmana, segno del grande spirito di tolleranza. I canti sono in rajasthani , lingua indo-ariana, derivata dall’ avanta, e dalla quale sono nati numerosi dialetti. I testi dimostrano di una grande tradizione poetica popolare, nella quale la voce solista diventa il narratore delle gesta guerriere del suo signore, dell’aristocrazia dei Rajputs; ma i loro versi evocano anche grandi estasi d’amore. Incessantemente tra sacro e profano, la loro nozione d’amore è spesso legata ad una concezione mistica, presente nei versi degli antichi poeti, legando l’amore carnale tra un uomo e una donna a quello del discepolo per il proprio Dio. La musica del Rajastan, grazie alla sua vicinanza al Pakistan, subisce oggi una accresciuta influenza del qawwali e dei canti religiosi sufi, grazie soprattutto alla notorietà e alla statura di artisti come Nusrat Fateh Ali Khan. I Manganyar e i Langa, anch’essi mussulmani, hanno quindi incluso nel loro repertorio i canti di devozione Qawwali. Modellando il gesto e lo sguardo meglio di chiunque altro, in una introduzione poetica ( Doha ) sul tema del racconto amoroso e leggendario diDhola Maru, il cantante piange la separazione degli innamorati: “persino gli animali, separati dal giorno, si ritrovano uniti dalla notte”. Le giovani cantanti e danzatrici presentano, invece, la danza Kalbeya , le cui evoluzioni evocano il lungo viaggio del popolo Rom, e sembrano annunciare il destino della donna tzigana, votata alla danza, come il Dio Shiva, importato dal movimento di una erranza cosmica. I Kalbeya sono una casta nomade del Rajastan, e viaggiano senza tende a piedi e a cavallo d’asino. Per il loro modo di vita sono tra i più vicini ai primi Tzigani indiani. Posseggono un vasto repertorio originale di canti, musiche e danze, e spesso sono accompagnati da musicisti Langa.

Formazione:
Anwar Khan Manghanyiar – canto
Barkat Khan Manghanyiar, canto
Ghewar Khan Manghanyiar – kamanchiya
Mehardeen Khan Langa – sarangui
Gazi Khan Barna – kartâl
Feiruz Khan Manghaniyar – dholak