TARANTA NERA

Il Salento incontra l'Africa

OFFICINA ZOE’ – BABA SISSOKO – KANDI GUIRA – KALIFA KONE

Due luoghi del Sud del Mondo entrambi depositari di tradizioni millenarie fondate sulle forme artistiche umane più semplici e quindi più profonde: le voci e le percussioni. Le voci come comunicazione ed espressione : così come le voci dei griot portano le notizie nei villaggi sperduti della savana, i canti di lavoro delle donne salentine scandiscono il duro lavoro nei campi.
Le percussioni come battito vitale della terra e delle cerimonie: così come i tamburi africani fungono da veicolo di comunicazione e di trance nelle cerimonie tribali, il battito del tamburello salentino scandisce da tempi immemori le cerimonie di guarigione dal morso della taranta e portano fino a noi i ritmi dei riti dionisiaci. Un incrocio al Sud quindi, per un incontro originale e coinvolgente in cui la pizzica tarantata incontra i ritmi africani, la frenesia dei tamburelli dialoga con il talking-drum, il canto griko si fonde con la tradizione orale dei griot del Mali.

OFFICINA ZOE’
Grandi padri della musica salentina, gli Officina Zoè sono pulsazione pura per la danza e per la trance. Band trascinante, dal sound inconfondibile e ambasciatrice della pizzica nel mondo. L’elemento di forza del gruppo è la ricerca costante della trance e della ciclicità insita nel ritmo arcano dei tamburelli e intrisa di minimalismo nella musica e nel canto: ciò ha reso possibile, col tempo, la realizzazione di nuove composizioni musicali che cantano e raccontano il mondo di oggi, ma profondamente ancorate e rispettose della filologia e del linguaggio della tradizione.
Solo in questo modo è stato possibile ridare alla musica popolare del Salento, alla Pizzica, il suo ruolo nel panorama internazionale della World Music.

BABA SISSOKO
Originario del Mali, discendente da una grande famiglia di Griots, figure erranti che detengono e tramandano il sapere, la tradizione, la storia e la cultura locale. Inizia la sua carriera suonando il Tamani (tamburo parlante), accompagnando il nonno nei suoi viaggi da Griot. Il suo stile è estremamente particolare, alle melodie e ritmi propri della sua tradizione africana come quelli Bambara, Peul, Mandinga e Sonsari . Fonde sonorità occidentali come il jazz, il rock e il blues, effettuando una contaminazione tra questi generi.

“Saper vedere alle spalle del sole, colpire le pelli tese e vederlo eccitarsi di fotoni. Vedere la luce venire alla luce: suona!, lasciami passare il vizio della carne!, fammi niente nel tutto della Taranta. E allora siedi all’ombra di un umore. Guardi le cicatrici di un sasso, la vanità di una lucertola e comprendi che certi regni si fanno luce solo al contatto con altri regni. La musica come segreto inconfessabile di un popolo. Il battito e il sangue: questo il timone. Il tamburello e la terra gravida: qui l’andare. Maledetto sia per sempre il dito che ha segnato il limite, la trincea che si è fatta perimetro, la linea d’acqua che ha figliato l’orizzonte, la demarcazione. Benedetto, invece, l’intreccio sublime di chi si è fuso col tutto, capovolgendo il pozzo, portando al cielo il fondo, il nero. Taranta Nera è il gesto nudo. Questo è il tempo delle terre. Se le foglie d’ulivo si confessano l’amore, se i granelli di sabbia si raccontano il cuore, non è per una trovata scritturale, ma per dovere di cronaca, perché non scivoli inosservata l’armonia di due popoli unitisi una volta e per sempre. Sedete sotto l’ombra di un umore, aspettate il parto nuovo di voi stessi, oggi l’Africa e il Salento hanno un altare popolare da dissacrare nel moto celeste. Fa Diesis, direbbe George Lapassade, per dare un nome al suono di quelle mani che si uniscono ai tamburelli. Fa Diesis, direbbe la danza della Terra nel niente dell’Universo. Fa Diesis pulsa una leggenda africana, Fa Diesis si genuflette il cielo e gli umani stanno zitti e si stringono tutti sotto una cappa di conforto. Viene a concerto il Mali, fra schiuma e bellezza, s’inarca il faro di Leuca per raccogliere dalla tempesta il canto primordiale. Siate quel silenzio, quella lotta d’amore che oggi per un incidente celeste potrete ascoltare. Solo oggi e mai più.”
Giuseppe Cristaldi

Line up
CINZIA MARZO: voce, flauti, tamburello
DONATELLO PISANELLO: organetto diatonico, chitarra, mandola
LAMBERTO PROBO: tamburello, tamborra, percussioni salentine varie
SILVIA GALLONE: tamburello, tamborra, voce
GIORGIO DOVERI: violino, mandola
LUIGI PANICO: chitarra, mandola, armonica a bocca
BABA SISSOKO : voce, talking drum, n’goni
KANDI GUIRA : voce
KALIFA BONE : djembè, percussioni